lunedì 7 luglio 2008

Vicissitudini … professionali

di Adriano Pischetola

Avevo deciso di prendermela ‘tranquilla’. E seduto nello scompartimento del treno, di ritorno verso casa, un pò per ingannare il tempo, un pò per scoprire finalmente l’epilogo di una storia che durava da tanto tempo, leggiucchiavo le ultime avventure di Harry Potter, con la segreta speranza che fossero veramente ... le ultime.
Ma, una discussione prima pacata, poi dai toni sempre più sostenuti, intrattenuta da due casuali compagni di viaggio, ad un certo punto mi distolse dalla lettura. E non potevo di certo continuare indisturbato a leggere della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e dei connessi eventi, sentendo parlare di ‘seccature varie’, di ‘parcelle esorbitanti’, di proporzionalità tra le legittime aspettative del cliente e gli effettivi risultati di una certa prestazione professionale resa da un tal avvocato (che … veniva qualificato da uno dei due dialoganti, a suo dire protagonista di una vicenda infausta, come … ‘quello delle cause perse’) e compagnia cantando.
L’altro, più serafico, sembrava invece (direi di più, dimostrava di essere) visibilmente soddisfatto: anzi il contrappasso tra la stizza del primo e il compiacimento del secondo mettevano ancora più in risalto il contrasto degli umori e, indirettamente, l’antinomia delle situazioni umano-professionali che avevano vissuto.

Ma cosa era successo di tanto eclatante per l’uno e di così rassicurante per il secondo ?

Beh il primo, in effetti, era venuto fuori (per quanto egli stesso riferiva) da una crisi familiare e coniugale di certo di non poco conto, conclusasi con una separazione consensuale. Ma, oltre le ansie e l’angoscia collegate con la situazione in sé, qualcosa non aveva funzionato nemmeno sul piano formale, creandogli non poche noie. Infatti nell’ambito degli accordi di separazione aveva convenuto con il coniuge di costituire a suo favore un usufrutto vitalizio su alcuni terreni agricoli, per assicurarle la possibilità di trarne un reddito in caso di affitto o comunque il godimento. Sennonché, all’atto della sottoscrizione degli accordi anche con effetti costitutivi, sembra che l’avvocato (cui si erano rivolti i coniugi per predisporre le intese) non avesse rappresentato ad alcuno la necessità di allegare al documento portante gli accordi il certificato di destinazione urbanistica (né tanto meno il tribunale ne aveva rilevato l’assenza in sede di omologa del relativo verbale). Il Conservatore dei Registri Immobiliari a sua volta aveva rifiutato la trascrizione di un siffatto accordo, e, in estrema sintesi, il ‘nostro’, scoprendo dopo parecchio tempo che gli accordi non risultavano trascritti e a fronte della richiesta del coniuge di ottenere la trascrizione necessaria anche all’istruttoria di un finanziamento nel frattempo richiesto ad una banca, aveva dovuto conferire incarico ad altro avvocato per integrare gli accordi originari, con una ragguardevole spesa complessiva. Ma soprattutto chiedendosi come mai il legale cui si era rivolto per primo non avesse provveduto all’epoca con la dovuta diligenza … se era stato giusto corrispondergli gli onorari (nemmeno tanto contenuti) che aveva richiesto, come era possibile che un ‘legale’ commettesse una siffatta ingenuità e, in ultima analisi, che ogni spesa è ben fatta quando consente di realizzare in modo utile un risultato positivo, senza troppe grane per i cittadini.

Il secondo interlocutore, rimasto nel frattempo in silenzioso ascolto, sembrava quasi attonito, di fronte allo sfortunata vicissitudine occorsa all’altro. E quasi per mitigarne il disagio, raccontava al contrario che si era trovato qualche tempo addietro protagonista di una vicenda immobiliare, conclusasi per fortuna per il verso giusto. Riferiva di essere stato proprietario di un vecchio e quasi fatiscente appartamento posto a circa a 150 m. dal duomo del suo paesino, nel cuore del centro storico. Aveva poi trovato da venderlo, ad un prezzo discreto. La trattativa era andata avanti senza intoppi di nessun genere, anzi lo stesso agente immobiliare facendosi ‘forte’ delle visure ipotecarie aggiornate (egli aveva avuto cura di sottolineare) alla mattina stessa aveva assicurato che non vi erano impedimenti per la vendita. Quel giorno, convocati entrambi dinanzi al notaio che doveva stipulare l’atto, venditore ed acquirente, il primo, forse per scrupolo, ma soprattutto perché il notaio gliene aveva fatta espressa richiesta, aveva tirato fuori dal fascicolo delle sue carte (relative all’immobile da vendere) una comunicazione che gli era stata notificata qualche giorni prima dalla locale Soprintendenza ai beni culturali. Nella comunicazione gli si dava notizia dell’avvio di un procedimento finalizzato a verificare se quell’appartamento (a suo dire senza nessun valore economico intrinseco) avesse o meno rilevanza in quanto ‘bene culturale’. Insomma il famoso ‘vincolo’ sull’immobile non era ancora stato imposto (altrimenti il notaio lo avrebbe rilevato dai suoi accertamenti), ma il procedimento risultava avviato. Sicché - così questi gli aveva spiegato – seppure solo in via cautelativa, e in attesa delle definitive determinazioni del Ministero circa l’(eventuale) imposizione del vincolo, era obbligatorio comunque soggiacere alle doverose prescrizioni di legge, con gravi sanzioni anche penali (compreso l’arresto !) in caso di mancata osservanza. Aveva così sì venduto quell’immobile, ma aveva correttamente denunciato la vendita al Ministero per comunicare il trasferimento di proprietà e l’immissione in possesso di altro soggetto.
Tutto era 'filato liscio', concludeva il ‘nostro’, e confessava di aver apprezzato la professionalità e l’oculatezza del pubblico ufficiale rogante, doti che a suo dire in una figura dall’alto profilo istituzionale non potevano mancare.

La discussione era stata avvincente, per me istruttiva … ma intanto ero arrivato a destinazione. Raccoglievo con grande lena le mie poche robe, il libro di Harry Potter, salutavo fugacemente gli interlocutori e finalmente guadagnavo il predellino e poi la banchina …
E pensavo … Già ! … storie diverse quelle dei miei occasionali compagni di viaggio, ma entrambe segnate da una nota comune: l’importanza di assegnare a ciascuno in questa società i ruoli che gli competono, senza facili e pericolose commistioni, invasioni di campo, sovrapposizioni e semplificazioni ‘fuori bersaglio’ ecc … in un ambito, quello delle professioni, che può incidere invasivamente (talvolta in modo irreparabile) sugli alterni destini dei soggetti dell’ordinamento.
In fondo ne va non solo delle tasche, ma soprattutto della serenità e del rispetto effettivo della legalità per ognuno di noi, quale che sia la parte che occupiamo nel gioco dei complessivi interessi.

4 commenti:

  1. Che bella storia...
    Io ieri invece ero sul treno e sentivo parlare di un Paese non più ingessato, non più bloccato da caste e burograzie. Sentivo parlare di un Paese fondato sul libero mercato, sull'iniziativa dei singoli e su uno Stato presente, ma non invedente. Sentivo parlare di un Paese dove una frase di cent'anni fa di un insigne giurista non veniva esposta come icona a protezione di ormai superate rendite di posizione.
    Sentivo parlare di questo Paese e, purtroppo, non era l'Italia.

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  2. Caro anonimo delle 19.12,

    sa che le dico ? Sono d'accordo.
    Liberalizziamo tutto. Tutti possono fare tutto.
    Gli avvocati i notai, i notai gli avvocati, i commercialisti i notai, i notai i commercialisti. Ma anche i notai i medici e i medici i notai. E perchè non gli ingegneri ?
    Che ne dice : è d'accordo a farsi curare da un notaio ? O a comprare una casa con atto di un medico ?
    O forse è meglio che la dichiarazione dei redditi gliela predisponga un geologo ?
    Esistono notai che sono bravissimi a mettere le mattonelle o a misurare la vista.
    E, infine, per costituire una s.p.a. compreremo il kit alla coop, perchè ... la coop sei tu !

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  3. Caro anonimo,
    che c'azzecca (per dirla alla Di Pietro) il mercato con il notariato?
    che c'azzecca l'iniziativa dei singoli con il notariato??
    forse dietro il suo pensiero c'è un concetto: io mi alzo la mattina metto il cartello fuori e faccio il notaio ma potrei anche fare il dentista se dopodomani cambio idea; è in buona compagnia, non si preoccupi, c'è l'antitrust che vorrebbe quasi eliminare il valore legale del titolo di studio che viene visto come una limitazione all'accesso delle professioni (di tutte, non solo del notariato)!!!!!!!.
    cosa c'è dietro tutto ciò?? non amo la dietrologia è quindi non le parlerò dei poteri forti ma so cosa causerà tutto ciò: diventermo un paese sudamericano con una forbice tra ricchi e poveri molto netta perchè si annienteranno le professioni, cerniera tra stato e mercato, perchè lo stato sociale verrà smantellato al pari di istituzioni che funzionano, tra le quali, se permette, c'è il notariato (e non certo l'avvocatura..).
    le faccio una domanda: lei ritiene che debba esistere in Italia una professione che controlli la legalità delle contrattazioni economiche e ne garantisca il buon fine? siamo il paese dei babà pubblici e privati e vogliamo eliminare i controlli?? lei mi risponderà parlando di redditi ma se vogliamo avere una discussione franca e leale non parliamo di notariato parliamo di sistema italia, di legalità, certezza e sicurezza del diritto: mi dica se sono valori fondanti del nostro ordinamento e se devono continuarlo ad essere; poi parleremo di chi deve garantirli.
    Luca Restaino

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  4. Caro Anonimo delle 14.59,

    il controllo di legalità c'azzecca eccome con il notariato : il Notariato esiste proprio per svolgere tale controllo (nelle materie di sua competenza, naturalmente) !
    Luca infatti, sul presupposto - da lei non negato - della necessità del controllo di legalità, invitava a discutere su CHI dovesse garantirla in certe contrattazioni economiche.
    Quanto ai ricorsi, essi non sono contro l'aumento delle sedi, che mi pare nessuno contesti, ma contro la loro distribuzione sul territorio, che è cosa diversa (rilegga l'articolo su Il Sole 24 Ore di oggi).
    Sul concorso sono perfettamente d'accordo. Va individuato un sistema per velocizzarli ed il Notariato in merito ha fatto innumerevoli proposte. Ma per velocizzare il concorso occorre intervenire per legge e l'attuale Governo sembra abbia altro a cui pensare che non a velocizzare il conrso notarile (anzi, pare proprio che si vogliano diminuire i controlli di legalità - vedi la questione delle cessioni di quote).
    Infine, non confronti il "concorso" notarile con "l'esame di Stato" per diventare commercialista. Questo sì che non c'azzecca !
    Quanto al fatto che il concorso sostenuto 20 anni fa garantisca la attuale qualità della prestazione, mi pare affermazione che non conduce da nessuna parte : la stessa cosa potrebbe dirsi per chiunque accede ad una posizione lavorativa mediante concorso.

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