martedì 24 giugno 2008

Cessioni di quote ai commercialisti, quali controlli?

In merito alla norma del disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 18 giugno u.s., che prevede - in relazione alle cessioni di quote di società a responsabilità limitata - l'equiparazione alla firma autenticata da notaio della firma digitale (non autenticata), con trasmissione telematica successiva della scrittura privata informatica al registro delle imprese da parte del commercialista abilitato, sul Sole 24 Ore del 24 giugno appare un'intervista al presidente dei commercialisti, il quale afferma che "il controllo legale sugli atti non si fa neppure ora", e che "davanti a due parti consenzienti, l'unica verifica, in capo al notaio, è la loro identità". Ciò non corrisponde a verità. L'intervento del notaio implica automaticamente applicazione dell'art. 28 della legge n. 89/1913 (controllo di legalità, sanzionato disciplinarmente dall'art. 138 della stessa legge) e dell'art. 54 del relativo regolamento di attuazione, R.D. n. 1326/1914 (che obbliga il notaio a verificare i poteri di rappresentanza e le autorizzazioni richieste dalla legge). Il notaio verifica quindi obbligatoriamente la capacità di agire delle parti (la cui volontà è tenuto ad indagare: art. 47 della legge n. 89/1913), l'idoneità delle procure e degli altri documenti di legittimazione, redige l'atto sotto la propria responsabilità professionale e disciplinare. Nessuna responsabilità professionale né tanto meno disciplinare vi sarà in futuro da parte del semplice "incaricato alla spedizione telematica", e quindi tutti questi controlli verranno meno. Questo "incaricato alla trasmissione telematica" non ha nessun obbligo di legge non solo riguardo alla scrittura privata, ma neanche di iscrivere, con buona pace delle norme antiriciclaggio. Il privato, titolare della smart card, sulla base del vigente codice dell'amministrazione digitale (art. 21, comma 2, del D. Lgs. n. 82/2005) può fornire prova contraria circa il "personale utilizzo" della stessa, senza necessità di querela di falso (disconoscendo quindi con facilità la firma digitale). Oltretutto verrà meno il gettito per l'erario riguardo ad imposte di bollo e registro (la scrittura privata non autenticata non è, infatti, soggetta a registrazione in termine fisso).
Siciliotti afferma poi che "per queste operazioni il cliente chiede quasi sempre consulenza al commercialista di fiducia, con cui ci si accorda su prezzo e modalità di pagamento. Dal notaio si va solo per la firma e l'invio". Anche questo non corrisponde al vero. L'art. 47 della legge n. 89/1913 dispone che il notaio indaga la volontà delle parti e dirige personalmente la redazione dell'atto. Attività che è svolta dal notaio, in quanto pubblico ufficiale, con terzietà e imparzialità. Inoltre, in base alle vigenti norme deontologiche, il notaio deve dettagliatamente informare e chiarire alle parti ogni aspetto dell'operazione, e deve inserire in atto tutta una serie di clausole di garanzia. In base al codice deontologico vigente il notaio, infine, adotta la forma dell'atto pubblico salvo contraria richiesta delle parti (la scrittura privata autenticata è, quindi, eccezionale; anche per essa, peraltro, l'art. 28 della legge notarile, come modificato nel 2005, prevede il controllo notarile di legalità), con le conseguenti responsabilità.

2 commenti:

  1. Caro anonimo, allenatori o giocatori arbitrano partite di calcio, perchè non inserirli nei ruoli arbitrali?
    Arbitri (e notai, ovviamente) sbagliano anche loro ma alla fine prevale l'idea che persone formate per essere “terzi”, per non essere parte, assicurano tutele più equilibrate.
    Certamente non esiste un undicesimo comandamento in favore dei notai, si tratta di fare valutazioni complessive a favore o contro una scelta: con / senza notariato.
    La liberalizzazione del mercato dei “servizi notarili” è possibile anche se sarebbe un bel dramma per noi notai nel breve termine: la novità affascina, i clienti correrebbero dai nuovi i quali sarebbero tutti simpatici e non avrebbero nessun difetto. Ma anche i nuovi dovrebbero poi completare le pratiche con tutti quei pallosissimi adempimenti che pure esistono e non sarebbero eliminati (i quali adempimenti sono poi meno banali di quel che si pensa finchè non ci si batte la testa: ha mai ricevuto una cartella esattoriale per il consorzio bonifica di quella casa venduta anni fa ... ?).
    I nuovi “contrattualisti” sarebbero altrettanto bravi dei notai? Conosco decine di ottimi avvocati ma non scommetterei sulla loro bravura in un mestiere diverso dal loro (sarò monotono, lei ed io conosciamo ottimi cardiologi ma se abbiamo una frattura ci rivolgiamo agli amici cardiologi oppure cerchiamo un ortopedico? ... i cardiologi non sono anche loro medici ...? il mondo non va verso sempre maggiori specializzazioni ...?).
    I nuovi “contrattualisti” costrebbero meno?
    Passata l'euforia, probabilmente e progressivamente il mercato scoprirebbe di nuovo le qualità del notaio ed io (notaio, antipatico per default) forse comincerei a diventare simpatico alla gente: benvenuta concorrenza, ho lo stesso desiderio di tutti, vorrei essere simpatico ma finchè sono un monopolista protetto nessuno se ne accorge.

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  2. Di cosa ci dovremmo vergognare?

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