Era un rito che si ripeteva dinanzi a lui nella mia adolescenza, quasi ciclicamente. E tuttora ne serbo il ricordo come di personaggio austero, dal passo cadenzato, ma comunque l'unico che nel comune sentire mio e dei miei genitori potesse formare quel documento: il notaio Z., dalle sopracciglia foltissime, il volto poco incline al sorriso, sedeva dietro la scrivania scarsamente illuminata, sollevava il documento predisposto da un'anziana (ma fedelissima ed intransigente) segretaria, ne dava lettura e soprattutto interpellava i miei genitori circa la loro reale intenzione di 'affidarmi' - sia pure per il tempo di una breve vacanza - alle cure di un 'organizzatore' di soggiorni estivi per ragazzi, autorizzandolo ad accompagnarmi all'estero, senza la loro presenza.
Certo, negli anni '60 - '70 la questione del 'mercato' neanche si sapeva cosa mai fosse: i miei genitori, io stesso, non avremmo potuto riporre la fiducia in nessuno se non nel serioso Notaio 'di famiglia', e il documento che Egli predisponeva ed i miei genitori sottoscrivevano aveva in sé la valenza che gli competeva, per la funzione di tutela degli interessi in gioco in sé racchiusa, senza porsi il problema se esso fosse o meno accettabile in una logica 'mercatista'.
Oggi non è più così, lo sappiamo bene, ed ogni attività, prestazione, viene valutata nell'ottica del rapporto 'costi/benefici'.
Ora se questa è una chiave di lettura accettabile per le prestazioni suscettibili di una valutazione (solo) economica, non lo è più per quelle prestazioni che attengono alla cd. 'Cultura delle regole', una cultura cioè basata sulla tutela di interessi che attengono ai 'valori' della legalità , non solo alle tasche.
Ad esempio, in una trattativa immobiliare, l'acquirente di un immobile, per il cui acquisto può impegnare buona parte dei suoi risparmi, si determinerà all'acquisto - come è evidente - non solo per acquisire l'astratta titolarità di un bene, ma anche perchè la trattativa complessivamente sia rispettosa dei dettami e dei criteri della 'legalità', in senso ampio ed oggettivo (dalla validità della documentazione posta a base della trattativa alla inesistenza di pregiudizi per chi acquista, alla effettiva titolarità da parte di chi dispone del bene, alla regolarità urbanistica del bene, ecc...).
Così come in una trattativa avente ad oggetto la cessione di partecipazioni societarie (ivi comprese quelle di s.r.l. che il recente ddl presentato dal governo vorrebbe 'liberalizzare' consentendo che si perfezionino anche con atto sottoscritto semplicemente con firma elettronica non autenticata da pubblico ufficiale) l'acquirente sarà senz'altro interessato allo svolgimento di tutte le indagini volte a verificare la legittimazione di chi dispone delle partecipazioni stesse, la loro effettiva rispondenza al valore economico della frazione di patrimonio sociale che rappresentano, all'inesistenza di carichi e gravami in grado magari di annullare la dichiarata valenza economica delle partecipazioni stesse. Per non parlare della 'fiducia' che tale acquirente ha necessità di riporre in un soggetto delegato dall'ordinamento istituzionalmente a svolgere tali indagini e controlli, quale appunto il notaio.
Se quindi la caratterizzazione distintiva del notaio è quella di “gate-keeper”, che , come efficacemente detto, dà protezione piuttosto che ricercare protezione dal sistema, che ‘rende semplice ciò che è complesso’, che si batte affinché sia dai più condiviso che “riconoscere ad un diritto di scarso valore economico la stessa tutela riconosciuta ad uno di cospicuo valore, costituisce un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica, che oggi più che mai richiede tutela” , beh tutto questo depone nel senso di estromettere dal 'mercato' e dalla sua logica solo quantistica la figura e l'attività del notaio.
La sua è una funzione che anche la Cassazione ha riconosciuto essere parte integrante di quella pubblica di produzione della legalità e anche ontologicamente diversa da un servizio in 'vendita' sul mercato.
D'altra parte, in un'ottica che non sia condizionata dall'ansia di immettere nel mercato solo elementi dirompenti, fondati su una concorrenza sfrenata e svincolata da ogni riferimento reale rispetto agli strumenti, alle conoscenze e alle professionalità che consentono l'affermazione e la tutela di quelle 'regole (cui si accennava), è proprio l'elemento 'fiducia' che può irrobustire le dinamiche del mercato stesso, creando affidamento nelle scelte e nei comportamenti assunti dai soggetti che ne siano protagonisti. Basti pensare alla recente crisi del mercato immobiliare americano determinata in gran parte da quella dei mutui 'subprime', per rendersi conto che la trasparenza, la prestazione di valide garanzie, il controllo preventivo sulla fattibilità di operazioni negoziali e commerciali sono essenziali perchè quelle dinamiche non s'inceppino, innestando perniciosi fenomeni di ‘ricaduta’ sull’intero sistema economico e di preoccupante recessione.
E non a caso, proprio di recente, è stato ricordato dal Presidente di Rcs, Piergaetano Marchetti, a margine di un convegno tenutosi a Milano il 27 giugno u.s. organizzato dal Consiglio Notarile di Milano alla Fondazione Cariplo, che anche nel famigerato rapporto Attali, (elaborato dalla omonima commissione voluta dal Presidente francese Sarkosy e foriero di ricette per liberalizzare la crescita della Francia) si riconosce che l'attività notarile ha una funzione di attività preventiva della legalità.
E allora il notaio e la sua attività non si pongono 'contro' il mercato, semmai ne concorrono a massimizzare le valenze e le dinamiche: alla sola condizione, però, che il 'mercato' stesso non ne consideri assolutamente fungibile ed omologabile il suo peculiare contributo.
Se così non fosse, non si spiegherebbe perché in una recente Risoluzione sulle professioni legali , il Parlamento europeo con autorevolezza ed ufficialità ha riconosciuto “pienamente la funzione cruciale [da esse] esercitata in una società democratica, al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell’applicazione della legge”.
Certo, negli anni '60 - '70 la questione del 'mercato' neanche si sapeva cosa mai fosse: i miei genitori, io stesso, non avremmo potuto riporre la fiducia in nessuno se non nel serioso Notaio 'di famiglia', e il documento che Egli predisponeva ed i miei genitori sottoscrivevano aveva in sé la valenza che gli competeva, per la funzione di tutela degli interessi in gioco in sé racchiusa, senza porsi il problema se esso fosse o meno accettabile in una logica 'mercatista'.
Oggi non è più così, lo sappiamo bene, ed ogni attività, prestazione, viene valutata nell'ottica del rapporto 'costi/benefici'.
Ora se questa è una chiave di lettura accettabile per le prestazioni suscettibili di una valutazione (solo) economica, non lo è più per quelle prestazioni che attengono alla cd. 'Cultura delle regole', una cultura cioè basata sulla tutela di interessi che attengono ai 'valori' della legalità , non solo alle tasche.
Ad esempio, in una trattativa immobiliare, l'acquirente di un immobile, per il cui acquisto può impegnare buona parte dei suoi risparmi, si determinerà all'acquisto - come è evidente - non solo per acquisire l'astratta titolarità di un bene, ma anche perchè la trattativa complessivamente sia rispettosa dei dettami e dei criteri della 'legalità', in senso ampio ed oggettivo (dalla validità della documentazione posta a base della trattativa alla inesistenza di pregiudizi per chi acquista, alla effettiva titolarità da parte di chi dispone del bene, alla regolarità urbanistica del bene, ecc...).
Così come in una trattativa avente ad oggetto la cessione di partecipazioni societarie (ivi comprese quelle di s.r.l. che il recente ddl presentato dal governo vorrebbe 'liberalizzare' consentendo che si perfezionino anche con atto sottoscritto semplicemente con firma elettronica non autenticata da pubblico ufficiale) l'acquirente sarà senz'altro interessato allo svolgimento di tutte le indagini volte a verificare la legittimazione di chi dispone delle partecipazioni stesse, la loro effettiva rispondenza al valore economico della frazione di patrimonio sociale che rappresentano, all'inesistenza di carichi e gravami in grado magari di annullare la dichiarata valenza economica delle partecipazioni stesse. Per non parlare della 'fiducia' che tale acquirente ha necessità di riporre in un soggetto delegato dall'ordinamento istituzionalmente a svolgere tali indagini e controlli, quale appunto il notaio.
Se quindi la caratterizzazione distintiva del notaio è quella di “gate-keeper”, che , come efficacemente detto, dà protezione piuttosto che ricercare protezione dal sistema, che ‘rende semplice ciò che è complesso’, che si batte affinché sia dai più condiviso che “riconoscere ad un diritto di scarso valore economico la stessa tutela riconosciuta ad uno di cospicuo valore, costituisce un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica, che oggi più che mai richiede tutela” , beh tutto questo depone nel senso di estromettere dal 'mercato' e dalla sua logica solo quantistica la figura e l'attività del notaio.
La sua è una funzione che anche la Cassazione ha riconosciuto essere parte integrante di quella pubblica di produzione della legalità e anche ontologicamente diversa da un servizio in 'vendita' sul mercato.
D'altra parte, in un'ottica che non sia condizionata dall'ansia di immettere nel mercato solo elementi dirompenti, fondati su una concorrenza sfrenata e svincolata da ogni riferimento reale rispetto agli strumenti, alle conoscenze e alle professionalità che consentono l'affermazione e la tutela di quelle 'regole (cui si accennava), è proprio l'elemento 'fiducia' che può irrobustire le dinamiche del mercato stesso, creando affidamento nelle scelte e nei comportamenti assunti dai soggetti che ne siano protagonisti. Basti pensare alla recente crisi del mercato immobiliare americano determinata in gran parte da quella dei mutui 'subprime', per rendersi conto che la trasparenza, la prestazione di valide garanzie, il controllo preventivo sulla fattibilità di operazioni negoziali e commerciali sono essenziali perchè quelle dinamiche non s'inceppino, innestando perniciosi fenomeni di ‘ricaduta’ sull’intero sistema economico e di preoccupante recessione.
E non a caso, proprio di recente, è stato ricordato dal Presidente di Rcs, Piergaetano Marchetti, a margine di un convegno tenutosi a Milano il 27 giugno u.s. organizzato dal Consiglio Notarile di Milano alla Fondazione Cariplo, che anche nel famigerato rapporto Attali, (elaborato dalla omonima commissione voluta dal Presidente francese Sarkosy e foriero di ricette per liberalizzare la crescita della Francia) si riconosce che l'attività notarile ha una funzione di attività preventiva della legalità.
E allora il notaio e la sua attività non si pongono 'contro' il mercato, semmai ne concorrono a massimizzare le valenze e le dinamiche: alla sola condizione, però, che il 'mercato' stesso non ne consideri assolutamente fungibile ed omologabile il suo peculiare contributo.
Se così non fosse, non si spiegherebbe perché in una recente Risoluzione sulle professioni legali , il Parlamento europeo con autorevolezza ed ufficialità ha riconosciuto “pienamente la funzione cruciale [da esse] esercitata in una società democratica, al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto e la sicurezza nell’applicazione della legge”.