giovedì 4 settembre 2008

I notai e le riforme in arrivo

di Sabino Patruno
La scorsa settimana si è tenuto al Ministero della Giustizia un incontro tra il Ministro Alfano ed i rappresentanti delle professioni legali e contabili, vale a dire notai, avvocati e commercialisti.
L'incontro era stato sollecitato dallo stesso Ministro, per capire cosa i professionisti possono fare per aiutare la giustizia, da tempo malata, ma è stato, evidentemente, anche una prima occasione di confronto dopo un'estate passata a dir male l'uno dell'altro.
E' sicuramente un fatto positivo che ci si inizi a confrontare in campo neutro, cercando di ragionare sul futuro delle rispettive professioni, non limitandosi solo a richiedere nuove esclusive o a innalzare steccati.
D'altra parte, da anni e con sempre maggiore accelerazione, il mondo delle libere professioni sta subendo mutamenti tali che, di fatto, stanno stravolgendo tutti i punti di riferimento che in passato ne avevano caratterizzato il riconoscimento sociale ed economico.
Parliamo dei notai: la legge del 1913 ha il grande merito di aver forgiato e protetto una figura professionale di alto livello, ma è innegabile che quella legge poggia le propria fondamenta su di un terreno sociale, economico e giuridico che non esiste più.
Il notaio che quel legislatore aveva in mente doveva essere il "nume tutelare" dei pubblici registri, garantendo stabilità e certezza giuridica ad un mondo essenzialmente rurale e con scarsa mobilità sociale.
In quel mondo, il notaio poteva essere contemporaneamente il referente per le classi dominanti - facendo parte di una ristretta elite intellettuale assieme agli altri - pochi - professionisti liberali e, contemporaneamente, poteva essere il garante per la massa tendenzialmente analfabeta della popolazione, quando questa doveva stipulare, eccezionalmente, un contratto rilevante per la propria vita e che quindi si affidava totalmente al notaio, visto come rappresentante dello Stato e garante imparziale.
Se qualcuno ha avuto la curiosità di leggere dei vecchi repertori notarili, noterà che ancora sino agli anni '50 le società erano un evento eccezionale, i mutui molto rari e uno degli atti più frequenti era la costituzione di vincolo dotale. In quel mondo, anche l'acquisto di un'auto era un'attività negoziale da garantire, dato che impegnava un'aliquota sostanziale del reddito familiare.
E' evidente che oggi questo mondo non esiste più.
1) In primo luogo è cambiato il rapporto del notaio con gli altri professionisti. Se ancora 20 anni fa il notaio, il commercialista, l'avvocato, avevano ciascuno ben chiari i propri ruoli, le proprie competenze e, anche, il proprio prestigio professionale, frutto di un comune retroterra culturale e sociale, è ora innegabile che molti confini sono saltati.
Il vero fenomeno nuovo con il quale ci dobbiamo confrontare, è, oggi, il "professionista-massa". I numeri sono lì a dimostrarlo: 100.000 avvocati e 150.000 commercialisti/ragionieri. Inoltre, per molti di questi avvocati e commercialisti, il presente o, comunque il prossimo futuro, non è quello della tradizionale libera professione, ma quello di essere "professionisti-impiegati", dipendenti cioè - certo ben pagati (e neanche sempre) ma pur sempre dipendenti - di impersonali "law firms" o società di consulenza o revisione.
2) E' cambiato il rapporto del notaio con i clienti privati. Sempre più il cliente viene mediato da altri attori della partita contrattuale: agenzie immobiliari, mediatori finanziari, altri professionisti, ai quali il notaio pare solo l'ultimo anello di una catena, che al più si limita a certificare delle volontà. Sempre più i clienti sono poi consapevoli dei propri diritti.
Non solo, per fortuna, non vi sono più analfabeti, ma vi sono anche sempre meno "analfabeti giuridici".
Le persone, cioè, si informano, hanno a disposizione infiniti mezzi di conoscenza (internet in primis) e sono sempre meno disposte ad accettare supinamente ciò che il professionista dice.
3) E' cambiato il rapporto del notaio con le imprese. Ancora sino agli anni '70, in fondo, l'economia italiana è stata protetta e chiusa alla vera concorrenza.
La globalizzazione ha cambiato tutto. Ogni giorno le imprese devono confrontarsi con il mercato e se i conti dell'azienda vengono appesantiti da costi ritenuti inutili, vi è uno svantaggio competitivo con chi quei costi non li deve sopportare.
Piaccia o no ai notai, per molte imprese una parte della attività notarile è sentita come un costo non giustificato.
A questi cambiamenti, che sono epocali (e che non riguardano i soli notai, ma come - detto tutti - i professionisti) non si può certo opporre lo status quo e la difesa rigida dell'esistente, il mito del notaio puro garante della legalità e del sistema.
Il notaio è utile quando il comune sentire economico e sociale lo sente utile, quando le esigenze di protezione e di certificazione sono sentite prevalenti rispetto alle esigenze di rapidità e semplificazione dei traffici giuridici.
Il pendolo della storia sta andando verso rapidità e semplificazione, questo è un dato di fatto di cui prendere atto.
Perchè, se è vero che il notaio è garante della legalità, una difesa basata solo su questo non reggerebbe alla prova dei cambiamenti in atto, anzi, l'evidenza empirica ci dice che sono tre anni che questa difesa non regge: le vicende di autoveicoli, cancellazioni ipotecarie, ora cessioni di quote di srl, stanno lì a dimostrarlo.
Il Consiglio Nazionale del Notariato viene ora sollecitato dal ministro a ragionare, insieme alle altre professioni, sul proprio futuro.
Voglio essere ottimista e sperare che le fondate ragioni del notariato (ed il post di Onofrio Bottaro dice tutto e bene al riguardo) siano riconosciute e comprese in sede politica.
L'ottimismo della volontà, però, non deve cancellare il pessimismo della ragione: non dimentichiamoci che in politica contano i principi, ma anche e soprattutto i rapporti di forza, che alla lunga diventano prevalenti e, semplicemente, finiscono col modificare i principi.
Ora, la domanda che dobbiamo porci è cosa si possa fare, se cioè attendere rigidamente l'assalto, continuando a spiegare il valore della funzione notarile ad un auditorio sempre più sordo o dobbiamo invece occorre cominciare a pensare ad una exit strategy per limitare i danni.
Cominciare cioè a pensare a soluzioni alternative alle richieste degli altri professionisti, i quali, come noi, cercano occasioni di lavoro in un mercato che anche per loro va restringendosi.
Partiamo da una considerazione. La funzione notarile sta subendo due tipi differenti di attacco:
a) richieste di semplificazione;
b) richieste derivanti da concorrenza di categorie affini.
Nel primo caso c'è poco da fare, se il legislatore ritiene che la garanzia notarile non è più necessaria per determinati atti, non possiamo che prenderne atto e c'è poco spazio per combattere, purchè di vera semplificazione si tratti e non di spostamento di esclusiva.
Tutto sommato e con tutti i suoi (enormi) limiti, il provvedimento sulle cancellazioni di ipoteche rientra in questa categoria.
Nel secondo caso, la battaglia è possibile, anche se difficile.
Non sono dalla parte dei notai i numeri dei soggetti in campo e soprattutto non lo è lo spirito dei tempi che richiede (magari a parole, ma lo richiede) concorrenza e riduzione dei costi.
A favore dei notai giocano:
- l'oggettiva efficienza, dato che non si può negare che il notaio il proprio mestiere lo faccia bene e che i pubblici registri siano affidabili
- la comodità per lo Stato di poter fare affidamento su un numero selezionato e limitato di esattori a costo zero per le casse pubbliche.
Con ogni probabilità, però, avvocati e/o commercialisti chiederanno al ministro Alfano di estendere anche a loro il potere di autentica, sostenendo che ciò favorirà la concorrenza, l'abbassamento dei costi per le transazioni, l'occupazione, insomma il MERCATO.
E' con questo scenario che ci si deve confrontare ed è chiaro che la partita non può essere giocata sul piano della preparazione, limitandosi ad affermare che "i notai sono più bravi degli avvocati e dei commercialisti", dato che una simile strategia non porta da nessuna parte.
Insomma, alla mitica casalinga di Voghera le beghe tra avvocati, notai e commercialisti non interessano proprio ed in fondo chi compra una casa, costituisce una società, contrae un mutuo non è interessato alla distinzione tra pubblica funzione e libera professione: vuole solo un servizio efficiente ad un prezzo ragionevole.
Chiediamoci dunque in che modo questa esigenza può essere tutelata, senza stravolgere il sistema di garanzie che per quella medesima casalinga di Voghera diventano fondamentali se deve prendere un mutuo o essere sicura che la casa acquistata sia veramente sua e non di qualcun altro.

4 commenti:

  1. Vi sono anche altri aspetti del problema "notariato", oltre al numero e alla lunghezza del concorso, primo fra tutti l' "essere notaio" e non "imprenditore".
    La strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni.
    Il numero è aumentato del 20% solo "sulla carta".
    Di modifiche al concorso non se ne parla.
    La norma del codice deontologico che prevedeva controlli specifici per chi superava certi limiti repertoriali è stata eliminata per volere dell'Antitrust (e comunque si sa bene che questi controlli non hanno mai condotto ad alcunchè). La "sindrome di Stoccolma" non è di Patruno, visto che appena l'Antitrust dice mezza parola il notariato si adegua prontamente (e potrebbero farsi anche altri esempi).
    E allora delle due l'una.
    1) Si è convinti che il notariato con il "mercato" nulla a che vedere. E allora bisogna andare dritti verso una certa strada, avendo fino in fondo il coraggio dello scontro con l'Antitrust, impugnando i suoi eventuali provvedimenti.
    2) Si è convinti che il notariato sia come le altre professioni e quindi faccia parte anch'esso a pieno titolo del mercato. E allora mi sa che ha ragione Patruno.

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  2. in tale malaugurata eventualità si deve chiedere parità di possibilità tra categorie professionali. Non avrebbero nemmeno più senso in quel caso le sedi, l'assistenza, i controlli dell'archivio notarile e tutto l'impianto sul quale si regge il notariato come pubblica funzione.
    Non si giustificherebbe perchè io che ho conseguito l'abilitazione di Avvocato non posso prepararmi il ricorso per decreto ingiuntivo riguardo ai miei crediti o perchè il commercialista può spedire una cessione di quote e io non posso aprire una partita IVA.
    Se salta il Notariato deve saltare il banco.
    Per coerenza e perchè così a quel punto davvero può vincere il migliore...

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  3. A me pare che il pregevole scritto di Sabino Patruno sposti l'accento dalla funzione notarile, intesa come attività preordinata al raggiungimento di un interesse pubblico (certezza del traffico giuridico) alla prestazione notarile, intesa come attività volta al soddisfacimento di un interesse particolare, quello del cliente alla celerità ed alla economicità dell'operazione. Non esiste cioè solo l'interesse della casalinga di Voghera ad acquistare casa senza problemi e con una spesa ragionevole, c'è anche l'interesse degli altri cittadini e dello Stato (per finalità tributarie, di ordine pubblico, ecc.) a conoscere con certezza chi è il proprietario di quella casa. E' questo il motivo per cui le contrattazioni immobiliari sono affidate (almeno per adesso) ai notai piuttosto che agli avvocati o alle agenzie immobiliari. Nel momento in cui la natura di pubblica funzione dell'attività notarile venisse negata (come accade nei paesi di common law) è evidente che non ci sarebbe più bisogno dei notai, ai quali non resterebbe che convertirsi in giuristi d'impresa o del settore immobiliare/finanziario, magari superspecializzati, ma pur sempre professionisti di parte. Con l'ulteriore conseguenza che la casalinga di Voghera, se ritenesse di non fare a meno della consulenza qualificata del notaio, lo dovrebbe pagare molto di più.

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  4. Egregio anonimo che "deve" acquistare una quota di terreno, il suo messaggio pone diverse questioni rilevanti (dall'errore, se sussiste, del notaio, al controllo di legalità sugli atti di compravendita immobiliare, agli oneri fiscali che li gravano), ma contiene anche diversi errori di impostazione.
    Primo punto: il notaio che ha rogato il suo atto vent'anni fa avrebbe omesso di inserirvi detta quota di terreno. Potrebbe essersi effettivamente trattato di un errore del notaio (che però, attenzione, proprio per evitare o correggere tali errori legge l'atto alle parti prima di farlo firmare, affinchè queste si accertino che il suo contenuto corrisponde effettivamente alla loro volontà); o potrebbe darsi che nessuno abbia detto al notaio che la vendita doveva riguardare anche quella quota di terreno (e compito del notaio è tradurre in termini giuridicamente rilevanti la volontà manifestataglidalle parti, non avendo arti divinatorie circa la loro effettiva volontà, non espressagli verbalmente).
    Secondo punto, maggiormente rilevante: il controllo di legalità non sarebbe necessario, in quanto lei si fida del venditore, Sindaco del suo paese. A prescindere della rilevanza della carica amministrativa del suo venditore sul piano della fiducia, il controllo di legalità (implicando, in caso di mancanza di conformità a legge, per esempio per mancanza di allegazione del certificato di destinazione urbanistica, se necessaria, o per allegazione di un certificato scaduto, la invalidità dell'atto) ben dovrebbe interessarla, per il rischio (concreto e non teorico) di non riuscire ad ottenere il risultato concreto dell'atto, ovvero l'acquisto della proprietà; e stesso discorso vale, ovviamente, per il controllo della proprietà del venditore.
    Terzo punto, il costo. Qui è bene chiarire che il costo dell'atto sarà sicuramente troppo rilevante rispetto al valore del terreno, per un problema di carico fiscale; il suo atto costerà infatti, di soli oneri fiscali (imposta di registro, imposta ipotecaria, imposta catastale, imposta di bollo, tasse ipotecarie e tassa archivio), € 830,5, oltre i costi (variabili) per gli accertamenti ipotecari circa la proprietà del venditore e la libertà dell'immobile da ipoteche e pignoramenti. Potrà discutersi (e tante volte si è discusso) della legittimità costituzionale di un simile carico tributario, ma questa è la situazione.

    Cordialità

    Notaio Roberto de Falco

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