mercoledì 1 ottobre 2008

Il ritorno delle regole

di Arturo Dalla Tana


Le regole, le regole. E i controlli. Con una clamorosa inversione a U i nostri politici, dell’una e dell’altra parte, hanno rivoltato il tema dei loro discorsi. Totalmente. Prima li sentivi parlare di deregulation (piaceva molto, deregulation), di liberalizzazioni, di semplificazioni, di autocertificazioni, del mondo anglosassone dove tutto è più semplice. Poi negli Stati Uniti le crepe del sistema si sono fatte troppo larghe e qui da noi si è tornati con i piedi più saldi a terra.
Non è passato un secolo, ma poco più di un anno, da quando un Ministro della Repubblica raccontava che la cura dell’economia passava dalla liberalizzazione delle schede telefoniche e dei panifici (che è come se la cura della polmonite si facesse con l’aspirina). O da quando sul principale quotidiano italiano si citavano come esempio di libertà economica i tassisti abusivi newyorchesi, sempre reperibili anche se per nulla sicuri. L’idea che il mercato, il mercato e non altro fosse la soluzione, che la concorrenza senza regole generasse benefici, che la competenza, la professionalità e appunto le regole fossero ferrivecchi di un mondo superato è saltata con il banco dell’economia statunitense. La vecchia Europa con le sue regole, scalfite ma fortunatamente non distrutte, ha tenuto. L’Italia è sopravvissuta alla bersanizzazione, alle piccole idee inutili e spesso dannose raccontate come la nuova frontiera del consumatore, mantiene salda, malgrado gli attacchi e qualche anche recente pasticcio, l’affidabilità dei suoi Pubblici Registri che forse, ora, la politica ha compreso costituire la tutela di ognuno.
In certi stati del Sudamerica, ove così non è, la casa, perché il diritto di proprietà sia mantenuto, deve essere presidiata a turno da un familiare, o da un amico. Da brivido? Altro modo non esiste per tutelare la proprietà, in mancanza di regole certe, di documenti affidabili, di Istituzioni e di Istituti in grado di difenderla.


8 commenti:

  1. E' singolare che pur di difendere la propria posizione si parla di tutto e del contrario di tutto, ci si improvvisa grandi economisti, si liquidano in due parole problemi che il mondo intero non riesce a risolvere, si affronta la questione delle liberalizzazioni dimenticandosi come proprio certe categorie siano un muro invalicabile contro qualsivoglia tipo di apertura al mercato. Un pò di obiettività non guasterebbe, altrimenti sembra davvero di essere al mercatino dove ognuno cerca di 'piazzare' al meglio il prodotto.

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  2. beh quanto a piazzisti c'è da dire che Siciliotti è imbattibile!

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  3. Non credo sia un problema di "sentirsi" o meno grandi economisti, visto che quelli veri, tali danni, non li hanno previsti; anzi, alcuni, forti del messaggio salvifico del mercato libero, hanno combinato grossi guai. Nessuno qui vuole risolvere i problemi del mondo (almeno credo), si cerca solo di capire cosa può funzionare e cosa no. Prima di buttare ogni cosa nel cesso (vedi il Notariato che, piaccia o no, ha quasi 2000 anni di storia), occorrerebbe pensarci bene. L'importante (e questo vale per tante cose) è che si rifletta bene, prima di agire. Di fatti, nel paese in cui nascono e si istituzionalizzano le (vere, mica come da noi) autorità indipendenti, si scopre, solo oggi, che queste non funzionano, che il sistema è "troppo" libero, che non ci sono controlli di legalità, che lo Stato non si impiccia della prop. privata...questa è una delle eredità (pesanti) del pensiero autenticamente liberale (Locke). Un praticante Notaio, figlio di comuni impiegati.

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  4. Una domanda: ma secondo lei, nei paesi in cui non c'è il notariato, o il notariato è cosa molto diversa da quello italiano, i cittadini sono più garantiti o meno garantiti? Affrontano costi transattivi superiori o inferiori - in media - a quelli italiani (comprendendo tra questi costi non solo quelli sostenuti al momento dell'atto ma anche le eventuali spese giudiziarie necessarie per risolvere i conflitti sorti successivamente alla conclusione dell'affare)? La funzione del notariato di tipo latino dovrebbe essere quella di dare maggiori garanzie ai cittadini e di assicurargli costi transattivi inferiori, non di fornire occasioni di lavoro e di guadagno a chi ne fa parte o a chi aspira ad entrarci.

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  5. Rispondo ad anonimo delle 10.14.

    Io in uno studio notarile ci faccio pratica, quindi, so cosa avviene "dietro le quinte" del "mio" studio. Innanzitutto non è assolutamente vero che il Notaio non possa modificare le minute dei mutui che vengono inviati dall'Istituto di credito. Forse appare superfluo, almeno lo è oggi giorno, ribadire che il Notaio effettua un controllo di legalità sugli atti che roga (sotto la sua personale responsabilità). E' capitato infatti, nello studio in cui lavoro, di chiedere ed ottenere, dalla Banca mutuante, la modifica o la eliminazione di alcune clausole (sì, guarda un po', siamo riusciti a fare anche questo), magari non propriamente vessatorie, ma sicuramente capestri e pesanti per il mutuatiario. Il fatto poi che il Notaio legga solo l'atto, è l'ennesima boiata. Forse non si ricorda che l'unica garanzia che possiede la Banca, a fronte della somma mutuata, è l'iscrizione ipotecaria. Prima di fare il mutuo, e chi sta "dietro le quinte" lo sa, il Notaio redige la c.d. relazione preliminare. Con questa il Notaio, sotto la propria responsabilità, certifica (e quindi garantisce) alla Banca, che l'immobile è libero da altre iscrizioni pregiudizievoli; non è poco credo. A meno che le Banche che Lei frequenta, si accontentino di iscrizioni ipotecarie di terzo o quarto grado, o su immobili sottoposti a pignaramento e così via (notare che esiste anche la relazione definitiva, una volta stipulato il mutuo...). Io non sono Notaio, ma ambisco ad esserlo. Sinceramente non ci vedo niente di male; me ne frego di quelli che ogni volta mi sbattono sotto il naso la loro invidia, il luogo comune (non sei figlio di Notaio e quindi non lo sarai mai), le battute sui soldi..bla bla bla...Il figlio dell'imprenditore fa l'imprenditore (senza superare esami o concorsi..non gli si chiede neanche la laurea), il figlio dell'arch. fa l'arch...potrei continuare all'infinito. Io credo che mio padre sarebbe stato orgoglioso, se avessi intrapreso il suo mestiere.

    Per anonimo delle 10.15. Il problema dei costi esiste. Il fatto è che il 90% della gente va dal Notaio, firma l'atto, e pensa che tutto finisca li. Non sa nè cosa c'è dietro, nè quel che viene dopo (peccato che il Notariato faccia fatica a comunicare); ma pazienza. Io credo che il Notariato latino (e quello italiano in particolare) offra migliori garanzie. Un esempio per tutti: il "famoso" Notaio austriaco che autentica gli atti per 100 euro. Peccato che però nessuno, e dico nessuno, faccia presente che il Notaio austriaco autentica a quella cifra, semplicemente perchè non si assume nessuna, e ribadisco NESSUNA, responsabilità; nè di contenuto, nè di forma. C'è differenza secondo Lei? Io direi molta.
    Saluti.

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  6. Per anonimo delle 20.31

    Come si permette dire che in quasi tutti gli studi non si fanno le visure ipotecarie?
    E' una, me lo lasci dire ... grande cazzata.

    Buona serata

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  7. Mi permetto perchè gli studi notarili li ho frequentati e tuttora li frequento. E so bene che è così, pur con le eccezioni dei professionisti seri che le fanno.

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  8. Altro consiglio da altro lettore:
    se non ha stima per la professione che intende intraprendere, fa sempre in tempo a rivedere la sua scelta.

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